Sandro Onofri

Nasce nel 1955 nel quartiere della Magliana, area sud-est di Roma. Esordisce come poeta nel gennaio 1980 sulla rivista i tre giganti, trimestrale di poesia a cui collaborano Vincenzo Cerami, Paolo Repetti e Beniamino Vignola. In questo primo numero l’argomento principale è Antonio Gramsci e tutti i contributi muovono dal frammento della lettera del 6 ottobre 1930 destinata alla moglie Julca Schucht:

«Ricordo una novellina popolare scandinava: tre giganti abitano nella Scandinavia lontani uno dall’altro come le grandi montagne. Dopo migliaia d’anni di silenzio, il primo gigante grida agli altri due: ” Sento muggire un armento di vacche! “. Dopo trecento anni il secondo gigante interviene: ” Ho sentito anch’io il mugghio! “. E dopo altri trecento anni, il terzo gigante intima: ” Se continuate a far chiasso così me ne vado! “»

(Antonio Gramsci su i tre giganti, gennaio 1980, n.1)

Da qui l’ispirazione per le due poesie di Onofri, Parlava Gramsci e Qui sopra al colle. La rivista ha vita breve e termina le pubblicazioni dopo il terzo numero nel gennaio 1981. Ma l’attitudine poetica non si esaurisce e confluisce tra la fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta nella rivista Nuovi Argomenti diretta all’epoca da Furio Colombo, Raffaele La Capria, Francesca Sanvitale e Enzo Siciliano, a cui collabora contribuendo con diverse poesie.

Il debutto come narratore risale all’inizio del 1991 con il romanzo Luce del Nord pubblicato dalla giovane casa editrice Theoria (diretta da Beniamino Vignola con il contributo di Paolo Repetti). Il 1º giugno 1991 a Ricadi (Catanzaro) Luce del Nord si aggiudica la IV edizione del Premio Giuseppe Berto per la migliore “opera prima di narrativa in lingua italiana”. La giuria è presieduta da Cesare De Michelis che dopo lunga riflessione lo preferisce a Castelli di rabbia di Alessandro Baricco edito da Rizzoli.

Nel 1992 partecipa con il testo Chi fuor li maggior tui alla raccolta antologica Patria. Lo scrittore e il suo Paese edito sempre da Theoria: nove giovani scrittori (Fulvio Abbate, Severino Cesari, Giampiero Comolli, Mario Fortunato, Sandro Onofri, appunto, Sandra Petrignani, Lidia Ravera, Sandro Veronesi, Valeria Viganò) si misurano con concetto di “Patria”, all’epoca particolarmente inusuale e semmai molto contestato nell’ambito della cultura progressista alla quale tutti gli autori in antologia si riferivano. Il volume suscitò reazioni contrastanti. Ecco un frammento della recensione di Pierluigi Battista:

«Nove scrittori «dell’ultima generazione» si cimentano per la prima volta su un tema a lungo rimosso o deriso, temuto o snobbato: il senso d’appartenenza alla nazione, il riconoscimento d’una patria comune, il senso vitale delle proprie radici. (…) L’editore Theoria ha chiesto loro di scrivere attorno alla patria come «luogo geografico, come lingua e dialetto, come tradizione culturale, come radici, come identità, come Heimat, paese natio e madre terra e come Vaterland, nazione e Stato». Ne è scaturito “Patria, lo scrittore e il suo Paese” […] Discettare di patria. Chi avrebbe potuto immaginare, soltanto qualche anno fa, che gli esponenti della giovane narrativa italiana si sarebbero esercitati su simili corde? […] Ed ecco che una generazione nomade e sradicata, apolide e dall’identità incerta e fluttuante viene costretta a misurarsi con parole e valori da sempre vissuti come anticaglie del passato. È uno choc. E i nove scrittori che hanno risposto all’appello di Theoria riflettono fedelmente lo sconcerto e la meraviglia al cospetto di una dimensione sconosciuta. Taluni scrivono patria con la P maiuscola, altri tengono duro sull’uso della minuscola. Mischiano ripulsa (Fortunato, Cesari, Ravera) e struggente bisogno di patria (Petrignani e Abbate), rimpianti (Comolli e Onofri), riluttanze (Veronesi) e garbati dinieghi (Viganò).»

(Pierluigi Battista su La Stampa/tuttolibri del 24 ottobre 1992, p.1)

Dopo aver iniziato a scrivere stabilmente per il quotidiano l’Unità (allora diretto prima da Massimo D’Alema e poi da Walter Veltroni), nel 1993 inizia a collaborare alla realizzazione dei “Libri de l’Unità“, una varietà di volumi tascabili che accompagnano il quotidiano (e ne sostengono le vendite). Sotto la guida del responsabile del complesso dell’iniziativa, Nicola Fano, Onofri prima sceglie una serie di romanzi di Georges Simenon e poi cura la raccolta I poeti italiani, una collana di 20 titoli

A settembre del 1993, sempre con Theoria pubblica il reportage narrativo sugli indiani d’America Vite di riserva che susciterà molta attenzione da parte della critica e porterà al centro del dibattito dell’epoca il genere del “reportage letterario”. Il libro è stato riproposto nel 2006 dall’editore Fandango Libri in una edizione arricchita sia dalle immagini di quel viaggio rese disponibili dalla moglie Marina Guida sia da una prefazione di Sandro Veronesi. Un libro ─ ha scritto il critico Filippo La Porta nel suo saggio La nuova narrativa italiana ─ “espressione di un equilibrio ammirevole tra umile resoconto oggettivo e reinvenzione della realtà, tra linguaggio cronachistico-referenziale e uno stile personale coloristico, intensamente metaforico”.

Nel 1995 esce, sempre per Theoria, il suo secondo romanzo Colpa di nessuno. Bruno Quaranta lo recensisce su tuttolibri, il supplemento culturale de La Stampa. Nell’articolo dal titolo “Onofri sfida gli squali”, scrive:

«Uno scrittore anomalo, Sandro Onofri. Cammina da solo, da solo si sceglie le sfide, le perde e le vince, mai truccando le carte.[…] Nuota in mezzo agli squali, Sandro Onofri. Un occhio alla vicenda «gialla», uno sguardo, mai estetizzante, talvolta rapito, alle violenze che vi esplodono intorno. C’è la scuola devastata dai genitori che non vogliono in classe i figli degli immigrati africani. C’è il pittore albanese aggredito, linciato, cosparso di benzina e incendiato. C’è l’ammainabandiera: «È diventato brutto, il popolo». Le braccia oneste, i fazzoletti e i grembiuli odoranti di bucato, i cappelli fieri di Pelizza da Volpedo sono carte d’identità remote, stracciate. Oggi, a dominare, sono «facce, culi, pance trucide».»

(Bruno Quaranta su La Stampa/tuttolibri del 25 febbraio 1995, p.3)

Più tardi il critico letterario Giulio Ferroni nell’articolo “Bravi scrittori che dite così poco”, dedicato ai libri di narratori italiani pubblicati nel 1995, lo giudica così:

«Onofri (che sfiora il reportage e la presa “diretta” sulla realtà) si immerge con aspra durezza nel vuoto morale di certa piccola borghesia urbana, nella deriva di una società in suppurazione.»

(Giulio Ferroni sul Corriere della Sera del 6 febbraio 1996, p.27)

Nel 1995 partecipa all’antologia di racconti intitolata Il pomeriggio dell’atleta stanco edita ancora da Theoria a cura di Nicola Fano: una piccola raccolta che porta le firme di Giampiero Comolli, Daniele Azzolini, Manilo Santanelli, Valeria Viganò e Marco Lodoli. Quelli di Sandro Onofri sono piccoli racconti pubblicati in precedenza sulle pagine sportive de l’Unità.

Nell’ottobre 1996 contribuisce alla nascita del periodico Diario della settimana, supplemento del quotidiano l’Unità fondato da Enrico Deaglio (direttore), Renzo Foa (direttore editoriale) e Nicola Fano (vicedirettore). Sandro Onofri viene assunto in redazione come inviato: insieme a lui ci sono Jolanda Bufalini, Carla Chelo, Goffredo De Pascale, Alberto Ferrigolo, Annamaria Guadagni e Daniela Quaresima. Il primo numero esce il 23 ottobre con una sua inchiesta sui cantieri del Treno ad alta velocità dal titolo Il Far West a Cassino e rinominata nelle pagine interne Mezzogiorno di fuoco. Per seguire questa avventura giornalistica, prende l’aspettativa dalla scuola e diventa giornalista a tempo pieno.

Nel 1997 esce l’edizione in lingua tedesca di Colpa di nessuno (Eines andern Schuld edito da Malik e tradotto da Peter Klöss). In aprile, poi, l’editore Baldini&Castoldi pubblica Le magnifiche sorti. Racconti di viaggio (e da fermo), una raccolta di reportage sulle contraddizioni italiane di cui il critico Massimo Onofri parla in questi termini:

«La bellezza del libro è tutta in questa divaricazione: tra un passato amato senza nostalgia e un futuro in bilico tra speranza e disperazione. L’Italia di ieri e quella di domani: Onofri le affida a due poesie, una dedicata al nonno, l’altra alla figlia appena nata. Sono bellissime: provaci ancora, Sandro.»

(Massimo Onofri su l’Indice dei libri del mese, n°10, 1997)

Il 14 settembre dello stesso anno, Sandro Onofri è a Mantova per partecipare alla prima edizione del Festivaletteratura intervenendo come ospite all’iniziativa “Sei splendidi quarantenni”, condotta da Laura Lepri. Insieme a lui ci sono Mario Fortunato, Antonio Franchini, Enrico Palandri, Alessandro Tamburini e Giorgio Van Straten. A fine anno decide di lasciare la redazione di Diario della settimana per ritornare all’insegnamento. Gli viene assegnata la cattedra di Lettere presso l’Istituto Tecnico “A. Monti” di Pomezia.

Nel mese di maggio del 1999 gli viene diagnosticato un tumore al polmone. Due mesi prima, Arnoldo Mondadori Editore aveva mandato in libreria il romanzo L’amico d’infanzia per il quale riceverà il 13 settembre, nell’ambito della I edizione del Premio Elsa Morante organizzato ad Ischia, il Premio Speciale dell’Amministrazione. Aveva anche ricevuto, nello stesso anno, il Premio Dessì per la narrativa. Esce la ristampa di Eines andern Schuld. La patologia si sviluppa rapidamente. Muore la notte del 20 settembre, lascia la moglie e la figlia. 

Il cordoglio e la commozione nelle parole di chi lo aveva conosciuto, letto e giudicato:

«Con lui se n’è andata una delle persone migliori che io abbia mai incontrato nel nostro confuso ambiente letterario. […] sentivi dietro alle sue parole un impegno etico del tutto immune da infingimenti o da alibi di comodo, quello stesso impegno che profondeva senza risparmio nella scuola in cui insegnava, e che si comunicava quasi per virtù naturale a qualunque cosa scrivesse.»

(Stefano Giovanardi su la Repubblica del 22 settembre 1999, p.46)

«Sandro Onofri aveva un’inguaribile affezione. Voleva raccontare la comunità in cui gli era dato di vivere cercando, avrebbe detto un antico filosofo, il simile nel dissimile, e raccordando i segni sparsi di un’umanità a lui più prossima con quelli che un ambiente più esteso continuamente produceva.»

(Francesco Erbani su la Repubblica del 1 ottobre 2002, p.42)

«Lo scrittore che più di ogni altro ha testimoniato i disperati sussulti di un’umanità che si svuota, con dolente e nevrotica euforia, dei suoi valori tradizionali.»

(Vincenzo Cerami dall’introduzione di I figli e i padri, Baldini Castoldi Dalai, 2008)

«Uno dei narratori più significativi che hanno operato tra anni Ottanta e anni Novanta. […] profetico lo sguardo di Onofri. La lezione di Sandro Onofri non va dimenticata.»

(Fulvio Panzeri su Avvenire del 27 dicembre 2008, p.22)

Nel 2000, a sette mesi dalla scomparsa, esce postumo Registro di classe edito dall’Einaudi nella collana Stile Libero. È un libro al quale Sandro Onofri aveva lavorato fino alla fine dei suoi giorni, rielaborando alcuni articoli usciti nel corso degli anni sul supplemento Media de l’Unità dove teneva una rubrica dallo stesso titolo dedicata al mondo giovanile e alle contraddizioni della vita scolastica. Il libro ha subito un successo clamoroso: se ne vendono più di un milione di copie.

Il critico letterario Giulio Ferroni nell’articolo Onofri. Storia di Osvaldo, una vita violenta, scrive:

«Leggere questo libro fa comprendere che stare dentro la scuola è forse oggi uno dei modi più essenziali e autentici di essere intellettuale, di collocarsi nelle pieghe più segrete del presente, di curarsi per il futuro, per ciò che i giovani diventeranno, per la qualità della vita che si troveranno ad affrontare. Onofri fa capire che la scuola, con tutte le sue falle, può essere ancora un luogo di contraddizione, di resistenza all’apatia, all’indifferenza e alla volgarità del consumismo diffuso: che le sue funzioni umili, la sua cultura spesso incongrua con gli obblighi dell’attualità possono rappresentare addirittura «un regno di libertà e di felicità». Si sente davvero la mancanza di scrittori e professori come lui.»

(Giulio Ferroni su Corriere della Sera del 1 settembre 2000, pag.33)

L’11 settembre, a circa un anno dalla scomparsa dell’autore, il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi firma i decreti per il conferimento delle Benemerenze al Merito della Scuola, della Cultura e dell’Arte. Su proposta del Ministero della Pubblica Istruzione il Presidente Ciampi conferisce a Sandro Onofri la «Medaglia d’Oro alla Memoria». Il Comune di Roma, attraverso l’Assessorato alle Politiche Culturali, istituisce il Premio Sandro Onofri per il reportage narrativo, la prima edizione si svolge in dicembre. Lo scrittore israeliano Amos Oz nel ritirare il premio quattro anni più tardi come migliore “Autore straniero” dirà a proposito di Onofri:

«Uno scrittore che ha cercato costantemente di cancellare la linea di confine che separa la realtà dalla finzione.»

(Amos Oz su l’Unità ed. Roma del 21 dicembre 2004, pag.IV)

Nel 2002 l’editore Garzanti pubblica Pensieri così di Vincenzo Cerami, una raccolta di note, chiose, ricordi e ritratti. Tra questi, ve ne è uno toccante, dedicato a Sandro Onofri. A settembre Einaudi raccoglie nel volume Cose che succedono, 39 scritti articoli pubblicati in origine da l’Unità, con la prefazione di Walter Veltroni. Bruno Quaranta nella recensione Ciò che Onofri vede dal cielo sopra la traversa scrive:

«Sempre calato nella divisa «etica» del testimone, di colui che «vede» oltre, oltre le maschere, i luoghi comuni, i cavalli di frisia. «Vedere» a futura memoria, nella speranza che prima o poi si tornerà (o si comincerà) a capire. […] Sandro Onofri ha percorso il sentiero toccatogli in sorte restando fedelissimo alle origini, nelle origini attingendo i lumi che gli hanno consentito di non deragliare, in primis un selvatico (elegantemente selvatico) senso della dignità. Estraneo a ogni congrega, antagonista di certa (così vasta) intellighenzia, che vuole soggiogare la realtà (ridurla entro i suoi sterili, spocchiosi schemi), non identificarla.»

(Bruno Quaranta su La Stampa/tuttolibri del 5 ottobre 2002, pag.5)

Più tardi l’italianista Roberto Carnero nell’articolo Onofri, colori del calcio e di un’epoca sottolinea il valore dell’opera:

«Sono pagine talmente efficaci nel rendere la poesia del calcio che, una volta tanto, consigliamo questo libro soprattutto ai non sportivi e ai non tifosi. I testi, quasi tutti comparsi per la prima volta sulle pagine di questo giornale, traggono dalla cronaca e dalla memoria la materia del loro racconto. […] È straordinaria la capacità di Onofri di ricostruire i colori di un’epoca attraverso i particolari.»

(Roberto Carnero su l’Unità del 4 novembre 2002, pag.20)

Il 27 settembre del 2003 a San Luca, in provincia di Reggio Calabria, si tiene la cerimonia del premio nazionale Corrado Alvaro per la narrativa, la saggistica e il giornalismo. Alla memoria di Sandro Onofri viene assegnato il Premio Speciale della Giuria. Corrado Alvaro è citato da Onofri nello scritto Cubi bianchi lì per caso inserito nel volume Cose che succedono.

Nel 2004 una sua intervista appare in Perdersi a Roma. Guida insolita e sentimentale di Roberto Carvelli nel corso della quale lo scrittore dichiara:

«È vero che poi tutto sommato io scrivo libri realistici, però dentro c’è la ricerca di una figura molto importante […] che è l’iperbole. Ecco, la romanità è garantita dall’iperbole che in romanesco è l’allargasse, l’esagerazione. I personaggi miei sono sempre un po’ esagerati, sempre senza pelle, con i nervi di fuori.»

(Sandro Onofri in Perdersi a Roma di Roberto Carvelli, Edizioni Interculturali, 2005, p.276)

Nella recensione al volume di Carvelli la giornalista Francesca De Sanctis scrive su l’Unità:

«Qualche parola a parte merita Sandro Onofri, scomparso cinque anni fa, e che nella sua intervista parla di Roma come fosse una sorella che non vede mai, che si incontrano solo a Natale: “E in quei giorni sei contento – dice – perché comunque è tua sorella, ci sono tanti ricordi in comune e soprattutto c’è la lingua in comune, c’è la lingua della madre… Il dialetto romanesco è una cosa che mi piace, che ho studiato e di cui ho bisogno. Quando sono agitato ho bisogno di parlare in romanesco. Anche a casa, con papà e mamma, parliamo in dialetto. Questa sorella, aspetto tanto il giorno in cui potrò rivederla, ma poi quando arriva quel giorno, passati i primi momenti in cui ci abbracciamo fortemente, non vedo l’ora di scappare via. Anche perché questa sorella è sposata con uno stronzo che non paga le tasse, che va in giro col mercedes, che fa il dritto. Uno di questi nuovi romani che romani non sono, che mi fa schifo. Per cui dopo un quarto d’ora scappo, e me ne voglio andare in qualche paesetto”.»

(Francesca De Sanctis su l’Unità ed. Roma, 15 agosto 2004, p.IV)

Nel 2006, il 31 marzo, il Comune di Roma inaugura ad Acilia, borgata a sud-ovest della capitale, la biblioteca Sandro Onofri adottata dalla Rizzoli editore. Nell’occasione viene presentata la nuova edizione di Vite di riserva edita da Fandango Libri. Nella prefazione, Sandro Veronesi scrive:

«È stato un maestro anche per quelli che non l’hanno mai letto (com’è possibile? È possibile, è una questione di valore formativo espresso da determinati autori, di modo che anche se ci si ritrova a leggerli molti anni dopo la loro morte, vi si trova un che di fondante per il proprio essere indipendentemente dal fatto che quell’essere si sia già formato, appunto, senza averli letti), e sarebbe anche arrivato il momento di riconoscerglielo.»

(Sandro Veronesi dalla prefazione di Vite di riserva, Fandango Libri, 2006)

Nell’autunno 2008 la casa editrice Baldini Castoldi Dalai pubblica I figli e i padri, volume che accoglie i tre romanzi Luce del NordColpa di nessuno e L’amico d’infanzia. L’introduzione è firmata da Vincenzo Cerami. Una postfazione di Nicola Fano intitolata Raccontare o testimoniare? chiude il volume.

Nel settembre 2009, a 10 anni dalla scomparsa, Àlen Loreti curatore dei due volumi de i Meridiani Mondadori dedicati al reporter e scrittore Tiziano Terzani lancia sul social network Facebook il progetto letterario Omaggio a Sandro Onofri raccogliendo immagini, documenti e testimonianze sull’autore romano.

Nel febbraio 2020, nell’ambito di una sobria cerimonia, gli è stato intitolato un complesso didattico, nel quartiere della Magliana, a Roma: sei scuole tra elementari e medie. Nell’occasione, lo street artist Piskv, coadiuvato dai ragazzi dell’istituto, ha realizzato un murales che raffigura Sandro Onofri.

Nel 2023, rinasce il Premio Sandro Onofri per iniziativa dell’associazione Succedeoggi Libri con il contributo dell’istituzione Biblioteche di Roma. Nel maggio dello stesso anno, la casa editrice Elliot inizia a ripubblicare i romanzi di Onofri. Il primo è Luce del Nord , chiuso da un saggio di Nicola Fano.

Romanzi e Reportage narrativi

  • Luce del Nord, Theoria, 1990.
  • Vite di riserva, Theoria, 1993.
  • Colpa di nessuno, Theoria, 1995.
  • Le magnifiche sorti. Racconti di viaggio (e da fermo)Baldini Castoldi Dalai Editore, 1997.
  • L’amico d’infanzia, Arnoldo Mondadori Editore, 1999.

Postumi

  • Registro di classe, Einaudi, 2000.
  • Cose che succedono, prefazione di Walter Veltroni, Einaudi, 2002.
  • Vite di riserva, prefazione di Sandro Veronesi, Fandango Libri, 2006.
  • Un anno a Pietralata / Registro di classe, con Albino Bernardini, a cura di Pia Canepa e Daniela Marin, Bruno Mondadori, 2008.
  • I figli e i padri. Tre romanzi, prefazione di Vincenzo Cerami con una nota di Nicola Fano, Baldini Castoldi Dalai Editore, 2008.
  • Registro di classe, postfazione di Vanessa Roghi, minimum fax, 2019.

Collaborazioni

Sono riportati in ordine cronologico volumi antologici o raccolte dove Sandro Onofri ha contribuito con testi di vario tipo (saggi, interviste, racconti).

  • Patria. Lo scrittore e il suo Paese, AA.VV., Theoria, 1992.
  • Per Elsa Morante, AA.VV., prefazione di Giorgio Agamben, Linea D’Ombra, 1993.
  • Il pomeriggio dell’atleta stanco, AA.VV., a cura di Nicola Fano, Theoria, 1995.
  •  A partire da Petrolio. Pasolini interroga la letteratura, AA.VV., a cura di Carla Benedetti e Maria Antonietta Grignani, Longo Editore, 1995.
  • Paura e disgusto a Las Vegas. Una selvaggia cavalcata nel cuore del sogno americano, Hunter S. Thompson, Bompiani, 1996. 
  • Iva incompresa & le sue sorelle. Le tasse raccontate ai ragazzi, AA.VV., Fondazione Maria e Goffredo Bellonci, 2000.
  • Perdersi a Roma. Guida insolita e sentimentale, Roberto Carvelli, Edizioni Interculturali, 2004. 
  • Il pallone è tondo, AA.VV., a cura di Alessandro Leogrande, L’Ancora del Mediterraneo, 2005. 

Segnalazioni

Sono indicati i volumi in cui è citata l’opera di Sandro Onofri attraverso recensioni o ricordi personali degli autori.

  • Destini rappresentativi, AA.VV., Nuovi Argomenti n.8 ottobre-dicembre, Mondadori, 1999. 
  • Il colore del cibo. Geografia, mito e realtà dell’alimentazione mediterranea, Vito Teti, Meltemi, 1999. 
  • I conflitti a scuola. La mediazione pedagogico-didattica, Elisabetta Nigris, Bruno Mondadori, 2002. 
  • Pensieri così, Vincenzo Cerami, Garzanti, 2002. 
  • Il senso dei luoghi. Memoria e storia dei paesi abbandonati, Vito Teti, Donzelli, 2004. 
  • Ex cattedra e altre storie di scuola, Domenico Starnone, Feltrinelli, 2006. 
  • L’industria del complimento. Libri, autori e idee di un critico militante, Giuseppe Bonura, Medusa Edizioni, 2010.